recensioni

Recensioni

9/2/2009
Rosa il Vino e il suo futuro 

scarica la recensione dalla fonte
Di seguito parte dell'articolo "Rosa il vino e il suo futuro": Che il rosato si produca ormai in molte parti d’Italia si è potuto dedurre dalla presenza di 210 aziende che fanno questa tipologia di vini, alla manifestazione “Italia in Rosa”, che si è tenuta alla fine del giugno scorso a Moniga del Garda, sulla sponda bresciana del lago di Garda. In una zona dove il rosato, appunto, è di casa da lunga data. Le aziende rappresentavano infatti 18 regioni, anche se la parte delle leonesse continuano a farla Puglia, Abruzzo, Lombardia, Trentino Alto Adige.All’appuntamento gardesano del 2009 i produttori, come ha scritto Luca Angelini sul Corriere della Sera, “hanno rischiato di ritrovarsi a celebrare un funerale, invece che una festa”. Per fortuna è stata festa e anche in grande stile, per la qualità dei 260 vini presentati e del pubblico accorso in massa, ma soprattutto per lo scampato funerale. Infatti era da poco arrivata la notizia ufficiale che la comunità europea aveva ritirato una proposta che aveva lasciato nel mondo dei “rosatisti” l’amaro in bocca e l’incertezza per il futuro. La proposta prevedeva infatti che si potessero fare vini rosati con una pratica considerata truffaldina e vecchia di secoli, se non di millenni. Quella di mescolare tra loro vini bianchi e vini rossi. “Il solito regalo comunitario alla grande industria, a spese di chi ha qualità, terroir e tradizione”, scriveva sempre il quotidiano milanese. Invece, grazie in particolare alle pressioni di tutti i produttori, i consorzi, le organizzazioni agricole dimolti Paesi, con l’Italia in prima fila e particolarmente determinata, i burocrati di Bruxelles hanno fatto inversione di marcia. La proposta è finita nel cassetto, o meglio, nel cestino. Perciò a Moniga del Garda, brindisi e sguardi allegri su un futuro più… roseo. Secondo uno studio sul mercato mondiale del vino realizzato per Vinexpo (il biennale Salone internazioMoniga del Garda, brindisi e sguardi allegri su un futuro più… roseo. Secondo uno studio sul mercato mondiale del vino realizzato per Vinexpo (il biennale Salone internazionale del vino di Bordeaux) i 6 anni che vanno dal 2007 al 2012, crisi generale a parte, vedrebbero una crescita del vino rosato del 17,7 per cento Decisamente di più rispetto all’aumento del viMoniga del Garda, brindisi e sguardi allegri su un futuro più… roseo. Secondo uno studio sul mercato mondiale del vino realizzato per Vinexpo (il biennale Salone internazionale del vino di Bordeaux) i 6 anni che vanno dal 2007 al 2012, crisi generale a parte, vedrebbero una crescita del vino rosato del 17,7 per cento Decisamente di più rispetto all’aumento del vino bianco, con una stima di crescita del 7 per cento, e del vino rosso, con un progresso stimato intorno al 5 per cento. Secondo i dati distribuiti a un’altra rassegna enologica internazionale importante, quella di Londra, la crescita del vino rosato nella sola Inghilterra da marzo 2008 a marzo 2009 è stata dell’11 per cento, con etichette “scelte”, dal prezzo elevato e non con prodotti da battaglia. Ancor più eclatanti le previsioni di una rivista inglese di settore: nei prossimi tre anni la produzione dei vini rosati crescerà del 50 per cento. Se le previsioni si trasformassero sempre in certezze ci sarebbe da fare una festa da sballo, specie in Francia, leader indiscussa nella produzione dei rosati e maggiore esportatrice. Comunque è già positivo che tutti aggiungano un segno più al futuro di questo vino. In Italia statistiche in merito sono ancora ballerine, un dato però pare certo: il 15 per cento del vino venduto è ormai rosé. Specie se ha le bollicine. Vale a dire che è preferito nella versione spumante. Il rosato fermo si muove sì in avanti ma a passi ancora pesanti, lenti, diffidenti. Diffidenti, in realtà, sono le persone che prendono in mano una bottiglia di rosato appena prodotto. Questa in sintesi è la considerazione di molti produttori i quali, manco a farlo apposta, puntano le loro carte sui mercati esteri...

credits
Paolo Calì 2007